I cinque fattori che ostacolano il controllo della gestione aziendale
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I dati sono la croce e la delizia per l’imprenditore moderno. Avere a che fare con i numeri, infatti, può essere un piacere, ma può riservare non poche resistenze da parte di chi ha la responsabilità di saperli leggere e di prendere le decisioni conseguenti. E ciò a causa di cinque fattori fondamentali.
Primo fattore: l’atteggiamento
Desiderare di dedicare del tempo ai numeri dipende innanzitutto dal livello di autostima che ciascuno di noi ha a riguardo delle proprie capacità o predisposizioni: la frase micidiale ascoltata da alcuni di noi già alle scuole primarie “Non è portato per la matematica!” ha stroncato migliaia di individui, allontanandoli definitivamente dalle “quattro operazioni” fondamentali e, tutto sommato, elementari che aiutano ad interpretare molte attività che ci appartengono per tutta la vita.
Secondo fattore: le priorità
Può sembrare un paradosso, ma nella piccola impresa il ruolo di controller ricade proprio sul titolare o sui soci dell’attività e non sempre costoro hanno la voglia di confrontarsi con i risultati che derivano dalle proprie decisioni. Si pensa ad acquistare bene e a cercare di vendere meglio, e tutto ciò che ricade al di fuori di tali compiti è considerato sussidiario e, perciò, di minor valore.
Terzo fattore: la delega
L’incapacità di delegare da parte di molti porta spesso a soccombere, travolti nella gestione del quotidiano che spinge lontano dalle priorità del momento tutte quelle attività che hanno un rilievo strategico, cioè condizionante nel lungo termine. E succede che ci si affatica nell’ordinaria amministrazione nel mentre l’interpretazione dei dati viene trascurata e le corrispondenti specifiche competenze non vengono mai acquisite da chi ha ruoli decisionali in azienda.
Quarto fattore: la formazione
Ancora oggi molti studi universitari, che conducono verso la gestione di professioni o imprese, non prevedono specifici corsi che quantomeno sensibilizzino gli studenti verso le tematiche economico-finanziarie; di conseguenza, da “grandi” ci si affida a consulenti esterni, in primis al proprio commercialista, che spesso è più un amministrativo-fiscalista che consulente di direzione aziendale. È come chiedere a un ortopedico notizie sul proprio cuore: entrambi sono laureati in medicina, ma attenzione a non fare confusione.
Quinto fattore: il contesto
Se ci sono business che più lentamente di altri si sono adattati all’ambiente di riferimento, magari proprio perché quest’ultimo cambiava lentamente, è abbastanza naturale registrare un disinteresse verso certe tematiche tanto, per quanto ci si possa impegnare, i risultati arrivano ugualmente. Non so a voi ma a me, in quanto consulente direzionale dedicato al mondo della farmacia, in un ventennio non mi è mai capitato di vedere un bilancio chiuso in perdita o con un utile striminzito. Perché, dunque, doversi impegnare a fronte di risultati garantiti e soddisfacenti?
Conclusioni
prendersi cura del proprio business e occuparsi dello sviluppo è il vero compito di un imprenditore, e il farmacista titolare non è escluso da tale responsabilità. Ci sono tante aziende con fatturati decisamente più bassi di una farmacia che riescono a crescere, ad adattarsi ai contesti, a cogliere opportunità grazie alla caparbietà nel desiderio di interpretare i propri numeri, senza aspettare un bilancio che arriva ad anno concluso ormai da troppo tempo. Il mondo della farmacia negli ultimi vent’anni è cambiato più volte e ancora cambierà nel prossimo futuro: cosa aspettare?
L’automazione può essere il primo passo per sviluppare la strategia della tua farmacia.
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